Šalamov e il Gulag

“L’essenziale non è qui, ma nella corruzione della mente e del cuore, quando giorno dopo giorno l’immensa maggioranza delle persone capisce sempre più chiaramente che in fin dei conti si può vivere senza carne, senza zucchero, senza abiti, senza scarpe, ma anche senza onore, senza coscenza, senza amore né senso del dovere. Tutto viene a nudo, e l’ultimo denudamento è tremendo. La mente sconvolta, già attaccata dalla follia, si aggrappa all’idea di “salvare la vita” grazie al geniale sistema di ricompense e sanzioni che le viene proposto. Questo sistema è stato concepito in modo empirico, giacché è impossibile credere all’esistenza di un genio capace di inventarlo da solo e d’un sol colpo. […] Giacché non v’è una sola costruzione importante che sia stata portata a termine senza detenuti, persone la cui vita non è che un’ininterrotta catena di umiliazioni, la nostra epoca è riuscita a far dimenticare all’uomo che è un essere umano…”
(Varlam Šalamov, I racconti della Kolyma, Adelphi, p. 630)

 

Il pezzo proposto è un estratto di una lettera dell’autore sovietico Varlam Tichonovič Šalamov (1907 – 1982) a Boris Pasternak (l’autore de Il Dottor Živago, vincitore poi del premio Nobel per la letteratura nel 1958). Šalamov trascorse diciasette anni nei lager sovietici. La maggior parte di questi anni li passò nella Kolyma, una delle regioni più orientali dell’Urss e dell’odierna Russia, e anche una delle regioni più ricche di materie prime. La Kolyma fu perciò trasformata in un unica grande regione concentrazionaria, dove i detenuti vivevano oltre ogni limite del concetto di umanità, ben evidenziato dalla profonda riflessione di  Šalamov.

Finalmente uscito, ma mai del tutto libero, nel 1956 lavorò nel ventennio successivo alla scrittura delle sue memorie del periodo passato nell’arcipelago Gulag (come lo definì Solženicyn nella sua opera), uscite con il nome I racconti della Kolyma (qui ne parlo).

[racconto] L’iniettore

Al capo del giacimento compagno A.S. Korolëv da parte del responsabile del distaccamento “Fonte d’oro” L.V. Kudinov.
 
RAPPORTO
In conformità alle Vostre disposizioni relative alla presentazione di spiegazioni per la pausa di sei ore della quarta squadra di detenuti che ha avuto luogo in data 12 novembre del corrente anno nel distaccamento “Fonte d’oro” del giagimento a Voi affidato, Vi riferisco quanto segue:
Quella mattina la temperatura dell’aria era inferiore ai cinquanta gradi. Il nostro termometro era stato rotto dal sorvegliante di turno, cosa di cui Vi avevo a suo tempo fatto rapporto. Era tuttavia possibile stabilire la temperatura in quanto lo sputo si gelava in volo.
La squadra era stata inviata al lavoro per tempo, ma non ha potuto mettersi all’opera in quanto l’iniettore della caldaia che serve il nostro distaccamento e permette di riscaldare il terreno gelato ha categoricamente rifiutato di lavorare. Avevo già più volte segnalato all’ingegnere capo il cattivo funzionamento dell’iniettore, ma non è stata presa alcuna misura e l’iniettore si è lasciato andare completamente. Attualmente l’ingegnere capo si rifiuta di sostituirlo.
A causa del cattivo funzionamento dell’iniettore il terreno non ha potuto essere prepararato, e si è dovuto lasciare la squadra senza lavoro per alcune ore. Nel nostro distaccamento non abbiamo dove scaldarci ed è proibito accendere falò. Quanto a rimandare la squadra alla baracca, la scorta lo proibisce.
Ho già scritto dovunque potevo che non mi è assolutamento possibile lavorare con un iniettore in questo stato. Già da cinque giorni funzionava molto male mentre è proprio da quello che dipende la realizzazione del piano di lavoro di tutto il distaccamento. Noi non possiamo aggiustarlo, l’ingegnere capo non se ne preoccupa e non fa altro che pretendere i suoi metri cubi.
Il responsabile del distaccamento “Fonte d’oro”, ingegnere minerario
L. Kudinov
 
 
Sul rapporto era stato annotato di traverso, con una grafia chiara:
  1. Per essersi rifiutato di lavorare cinque giorni, così provocando l’interruzione della produzione e l’arresto dell’attività lavorativa del distaccament, arrestare per tre giorni senza diritto di uscita per il lavoro il detenuto Iniettore e trasferirlo in una compagnia a regime speciale. Trasmettere la questione agli orgnani inquirenti per procedere legalmente contro il detenuto Iniettore.
  2. Infliggo un’ammonizione all’ingegnere capo Gorev per mancanza di disciplina nella produzione. Ordino inoltre di sostituire il detunuto Iniettore con un salariato libero
Il capo del giagimento
Aleksandr Korolëv
 
 
 
(Varlam Salamov, I Racconti della Kolyma, Adelphi, p.60)

#RECENSIONE // Grossman – Tutto scorre…

Vasilij Grossman
Tutto Scorre…
 
Vasilij Semenovic Grossman ( Iosif Solomonovic) nacque nel 1905 a Berdicev cittadina ucraina a maggioranza ebrea (come denota il nome originale). Allineato al regime, durante la seconda guerra mondiale diviene corrispondente di guerra al seguito dell’Armata rossa. Nel lungo viaggio verso Berlino al seguito dell’esercito sovietico scoprì gli orrori perpetrati dai nazisti a danni degli ebrei, vedendo in prima persona il campo di Treblinka. Questa drammatica esperienza lo spinse a realizzare a guerra finita Il libro nero – Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945 assieme a Il’ja Erenburg ( quello del Disgelo). Nel piano originale l’opera avrebbe dovuto venir pubblicata dal Comitato Antifascista Ebraico, ma la violenta svolta data da Stalin alla politica interna fece chiudere lo stesso Comitato e facendo scomparire lo stesso Libro nero ( versioni incomplete riuscirono ad uscire lo stesso dall’U.R.R.S., per la prima versione in lingua russa bisognerà aspettare il 1980 a Gerusalemme e il 1991 a Kiev).
 
Questa svolta ebbe profondo ripercussioni sullo stesso Grossman. Da fido servitore del regime, ideologicamente allineato, la violenta campagna antiebraica (che sostanzialmente non ha avuto il tempo per svilupparsi come quella nazista) fu una profonda scossa alla sua fiducia nel sistema sovietico.
 
Gli anni che vennero furono cupi per gli ebrei sovietici, ma come un fulmine a ciel sereno Stalin morì e con lui i suoi piani per un’ennesima grande purga della società sovietica.
 
Per gli intellettuali si apriva ora un periodo nuovo, quello che Erenburg definì come Disgelo. In questo contesto viene scritto Tutto scorre… capolavoro letterario, storico e sociologico.
 
Si tratta di un libro crudo, che lascia pochi spazi a descrizioni leggere, romantiche. Così come è la realtà viene riscritta nel libro. Grossman analizza col suo modo, frutto di anni di giornalismo, la storia russa degli ultimi vent’anni, dalla collettivizzazione fino alla morte di Stalin.  I commenti sono caustici, non lascia speranze al regime: “Lo Stato si fece padrone” scrive.
Si inizia col la liberazione di molti prigionieri dei lager voluta da Berija nel 1953. Ecco che il nostro protagonista, incarcerato per aver chiesto la libertà, ritorna dai lager, ritorna alla vita. Ma son passati ben tre decenni e tutto è cambiato. Ci son state le purghe del ’36-’38, c’è stata la guerra. Le persone, le strade, le case che conosceva un tempo non ci sono più. E anche quelle che son rimaste, fanno ormai finta di nulla: lo scopo del lager è far dimenticare il condannato e il suo scopo lo ottiene sempre. E qui vien fuori l’angosciante realtà: chi si è salvato non vuole affrontare chi invece è stato condannato. Due Russie si incontrano, quella condannata e quella che è vissuta “libera”, la società è fratturata e la frattura non si può più ricomporre. “Non resta che parlare a frasi fatte” commenta Grossman, un commento che dice più di interi libri.
 
Ma l’autore affronta anche un altro tema. Quello della collettivizzazione e della grande carestia in Ucraina, l’Holodomor. Anche qui il suo stile colpisce nel profondo. Sono forse le pagine più toccanti della sua opera, quelle che fai fatica a leggere. Riporto due frasi che da sole descrivono quella terribile catastrofe meglio di qualunque altra parola:
Le donne si dimostravano più forti degli uomini, si attaccavano alla vita con più rabbia. Eppure toccava loro il peggio: è alle madri che i bambini domandano da mangiare.

Hai mai visto sui giornali i bambini nei lager tedeschi? Identici: teste pesanti come palle di cannone, colli sottili come quelli delle cicogne, nelle mani e nei piedi potevi vedere il movimento di ogni ossicino, sotto la pelle, come son congiunti quelli doppi; lo scheletro era tutto fasciato dalla palle, tesa come una garza gialla. […] Non erano più visi umani.”

Infine, l’ultimo argomento toccato da Grossman è il tentativo di capire perché in Russia ebbe modo di svilupparsi una simile dittatura, e anche qui, come nel resto del libro, non c’è speranza; anche qui il suo commento è disarmante: “lo sviluppo russo ha mostrato una sua strana essenza: si trasforma in sviluppo della non-libertà“. Purtroppo solo i veri rivoluzionari tentano di cambiare questo sviluppo, ma tutti han fallito, Rykov, Bucharin, Trockij, Zinov’ev, Kamenev, forse proprio per questo loro essere rivoluzionari.

Il libro finisce poi, con un ulteriore riflessione: “Che razza di storia è quella dell’uomo, se la sua bontà non può crescere?“. Se anche qua di speranza non c’è ne, questa domanda è pur sempre una spinta ad analizzarsi a fondo, a scoprire l’uomo e a migliorare. Qui vuole arrivare Grossman col suo libro, descrivere la durezza degli avvenimenti come monito, perché essi non si ripetano più.

GIUDIZIO:

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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE:
Vasilij S. Grossman
TITOLO:
Tutto Scorre…
CASA EDITRICE:
Adelphi
N° PAGINE:
229
ANNO DI EDIZIONE:
2010 (ed. or. 1970)