#RECENSIONE // Baigent&Leigh – Origini e storia della Massoneria

 Michael Baigent e Richard Leigh

Origini e storia della Massoneria. Il Tempio e la Loggia

Mi hanno regalato questo libro al mio ultimo compleanno, poco più di un mese fa. Appena l’ho scartato, mi son detto: “Oddio! Cos’è questa cosa?!”. La parola massoneria ha infatti esercitato fin da subito quell’infausta influenza tendente al complottismo

Baigent e Leigh, Origini e storia della massoneria. Il tempio e la loggia

di cui è stata riempita nel corso dei decenni. Questa mia impressione si è rafforzata quando, girando il libro, ho letto la quarta di copertina con i punti salienti del libro: “Robert Bruce erede della Scozia celtica” (mi son detto, che c’entrano i celti con i massoni? E Robert Bruce non era solo quello di William Wallace?), “Monaci militari: i cavalieri templari” (te pareva se non tiravano in mezzo i  templari), “La guardia scozzese”, “L’enigmatica Cappella di Rosslyn” (ah, i richiami al Codice da Vinci!), “I primi massoni” (finalmente leggo massoni in un libro di massoni!), “Il visconte Dundee”, “Lo sviluppo della grande Loggia”, “La massoneria e l’indipendenza americana” (certo una dose di complottismo mancava!).
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Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
(settembre 1791)

Preambolo
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, domandano di costituirsi in assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche della corruzione dei governi, esse si sono risolte a esporre in una solenne dichiarazione i diritti naturali inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi incessantemente i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo in ogni istante essere confrontati con il fine di ogni istituzione politica, ne siano più rispettati, affinché i reclami delle cittadine fondati ormai su principi semplici e incontestabili, siano sempre rivolti al mantenimento della costituzione, dei buoni costumi e alla felicità di tutti. Di conseguenza, il sesso superiore in bellezza e in coraggio, nelle sofferenze materne riconosce e dichiara in presenza e con gli auspici dell’Essere supremo, i Diritti seguenti della Donna e della Cittadina:

Articolo 1
La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’interesse comune.

Articolo 2
Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza alla oppressione.

Articolo 3
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione, che l’unione della Donna e dell’Uomo: nessun organo, nessun individuo può esercitare autorità che non provenga espressamente da loro.

Articolo 4
La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l’unico limite all’esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell’uomo cioè, fa riformato dalle leggi della natura e della ragione.

Articolo 5
Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azioni nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi sagge e divine, non può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare ciò che esse non ordinano.

Articolo 6
La legge deve essere l’espressione della volontà generale;tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente o con i loro rappresentanti alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti. Tutte le cittadine e tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo 7
Non ne è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa Legge rigorosa.

Articolo 8
La legge deve stabilire solo pene strettamente e evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una Legge stabilita e prolungata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

Articolo 9
Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il rigore.

Articolo 10
Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio sempre che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla Legge.

Articolo 11
La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna poiché queste libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadino può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio vostro, senza che un pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la verità salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà dei casi stabiliti dalla Legge.

Articolo 12
E’ necessario garantire maggiormente i diritti della donna e della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti e non solo di quelle cui è affidata.

Articolo 13
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese di amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavori ingrati a tutte le fatiche, deve quindi partecipare anche alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell’industria.

Articolo 14
Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare da sé o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo. Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l’ ammissione di un’ uguale divisione, non solo nella fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica e determinare la quantità, l’ imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.


Articolo 15
La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a ogni agente pubblico.

Articolo 16
Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione; la costituzione nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

Articolo 17
Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica legalmente constatata, lo esiga in modo evidente e a condizione di una giusta e preliminare indennità.

Insorgenze e Rivoluzione

“La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre. 
Le risposi che i Giacobini avevano ragione e che, 
Terrore o no la Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta”
 
Non mi è mai piaciuta, mai digerita. La Rivoluzione francese proprio no!
L’ho sempre schernita, ridotta nei suoi meriti, ampliato i suoi limiti: una repulsione a pelle. Poi col passare degli anni di studio, l’aumento dei libri letti e la sedimentazione delle informazioni in essi contenute, ho incominciato a rivedere questo mio non-rapporto con la Révolution.
 
Sia chiaro, non mi piace tutt’ora e credo che ci metterà anni a piacermi, se mai mi piacerà: d’altronde è francese e io ho un po’ di repulsione per le cose d’oltralpe ( patriottismo da stadio o da vallata – dove un lato è meglio dell’altro). L’ho però rivalutato e ripensata, abbandonando buona parte dei miei pregiudizi e riserve iniziali ( la conoscenza porta a questo, ad aprire la mente a nuove esperienze).
 
In questa mia operazione culturale interiore grande merito l’ha sicuramente la pubblicistica revisionista, in questo frangente quella insorgimentale ( cioè che tratta delle insorgenze, quel grazioso fenomeno reazionario che vide qua in Trentino Alto Adige in azione il celebre Andreas Hofer).
 
Riflettendo per conto mio e leggendo qua e la questa pubblicistica, ho notato che i principi cardine su cui si basa il nostro convivere attuale, i principi su cui si basano le nostre democrazie provengono da quel periodo li: sono le nostre radici.
Liberté, fraternité, égalité principi a volte astratti, ma fondamentali per il nostro vivere civile.
Questi furono il motto della Rivoluzione. Certo furono applicati male e parzialmente ( vedi il Terrore), ma almeno furono enunciati e messi a bandiera dell’uomo libero, che si fa da se; e come un benefico vento si diffusero in tutt’Europa grazie all’esperienza napoleonica.
 
Ora, tutta questa celebrazione dei fenomeni insorgimentali ( oltre ad Hofer, è famosissima la Vandea) non fa altro che esaltare il periodo pre-rivoluzionario ( l’ancient regime) negando il post-Rivoluzione con tutte le sue lente ma immense conquiste civili; glorificando e mitizzando un mondo castale, chiuso, con i pochi che dominano sui molti. Molti poi con la mente ottenebrata da un imperante religione che impediva all’individuo la propria autodeterminazione.
 
Questa è una spregevole operazione culturale verso la quale bisogna sempre essere guardinghi e combattere per salvaguardare il nostro mondo: non sarà perfetto, ma è molto meglio di quello in cui cercano di riportarci.