#RECENSIONE // Falqui Massidda – Germania, perdono

 Guido Falqui Massidda 
GERMANIA, PERDONO
Brevissimo libricino, sole 53 pagine, ma intenso.
Ignorando volutamente le colpe tedesche perpetrate durante il regime nazista sia contro gli ebrei sia contro le popolazioni dei Paesi occupati, l’autore riflette su quello che i tedeschi hanno subito, sopratutto la popolazione civile, dall’inoltrato ’44 al primo triennio dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Violenze fisiche alle quali si somma la violenza sociale, psicologica di uno Stato diviso in due per quarant’anni.
Falqui Massidda chiede dunque perdono, un perdono per le donne stuprate, i bambini uccisi, gli uomini mutilati, violenze che dovettero essere ingoiate e dimenticate per realpolitik alla fine della guerra mondiale. Chiede così perdono, un perdono dai toni cristiani, quello del porgere l’altra guancia. Milioni di persone, civili inermi, hanno subito atroci violenze senza che mai queste venissero riconosciute pubblicamente o che ne iniziasse un dibattito pubblico. Tutto, come accennato prima, per motivi di politica: poteva forse la Germania dell’Est rinfacciare qualcosa all’alleato polacco o sovietico? Impossibile. Potevano forse i tedeschi dell’ovest chiedere giustizia per i bombardamenti a tappeto, per la distruzione di Dresda?
Anche la ricerca storica ha tardato ad affrontare questi temi, lasciati così in balia degli estremisti o dell’oblio del tempo, creando lacerazioni e divisioni latenti tra popolazioni e nelle stesse persone coinvolte. La ricerca storica però affronta il problema da un altro punto di vista rispetto al Massidda. Lo sguardo storico riconosce enormi patimenti alle popolazioni tedesche ma queste subirono solo ciò che provocarono: chi semina vento raccoglie tempesta, dice la Bibbia ( a tal proposito invito chi fosse interessato a guardare su youtube la lezione del prof. Corni sugli spostamenti forzati di popolazioni nel periodo affrontato dal Massidda sopratutto per la riflessione sul mondo tedesco, oppure la lettura del suo libro “Popoli in movimento” – da me qui recensito).
Falqui Massidda come accennavo all’inizio chiede un perdono cristiano, quello del porgere l’altra guancia, indifferente ai torti o alle offese subite. Una donna violentata è una donna violentata, così come un bambino ucciso è un bambino ucciso a prescindere dall’etnica, dalla nazionalità, dalle colpe dei padri o dei governanti.
 
GIUDIZIO:

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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Guido Falqui Massidda
TITOLO:  Germania, perdono
CASA EDITRICE: Nicolodi
N° PAGINE: 53
ANNO DI EDIZIONE: 2007

Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
(settembre 1791)

Preambolo
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, domandano di costituirsi in assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche della corruzione dei governi, esse si sono risolte a esporre in una solenne dichiarazione i diritti naturali inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi incessantemente i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo in ogni istante essere confrontati con il fine di ogni istituzione politica, ne siano più rispettati, affinché i reclami delle cittadine fondati ormai su principi semplici e incontestabili, siano sempre rivolti al mantenimento della costituzione, dei buoni costumi e alla felicità di tutti. Di conseguenza, il sesso superiore in bellezza e in coraggio, nelle sofferenze materne riconosce e dichiara in presenza e con gli auspici dell’Essere supremo, i Diritti seguenti della Donna e della Cittadina:

Articolo 1
La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’interesse comune.

Articolo 2
Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza alla oppressione.

Articolo 3
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione, che l’unione della Donna e dell’Uomo: nessun organo, nessun individuo può esercitare autorità che non provenga espressamente da loro.

Articolo 4
La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l’unico limite all’esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell’uomo cioè, fa riformato dalle leggi della natura e della ragione.

Articolo 5
Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azioni nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi sagge e divine, non può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare ciò che esse non ordinano.

Articolo 6
La legge deve essere l’espressione della volontà generale;tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente o con i loro rappresentanti alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti. Tutte le cittadine e tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo 7
Non ne è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa Legge rigorosa.

Articolo 8
La legge deve stabilire solo pene strettamente e evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una Legge stabilita e prolungata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

Articolo 9
Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il rigore.

Articolo 10
Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio sempre che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla Legge.

Articolo 11
La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna poiché queste libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadino può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio vostro, senza che un pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la verità salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà dei casi stabiliti dalla Legge.

Articolo 12
E’ necessario garantire maggiormente i diritti della donna e della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti e non solo di quelle cui è affidata.

Articolo 13
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese di amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavori ingrati a tutte le fatiche, deve quindi partecipare anche alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell’industria.

Articolo 14
Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare da sé o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo. Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l’ ammissione di un’ uguale divisione, non solo nella fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica e determinare la quantità, l’ imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.


Articolo 15
La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a ogni agente pubblico.

Articolo 16
Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione; la costituzione nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

Articolo 17
Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica legalmente constatata, lo esiga in modo evidente e a condizione di una giusta e preliminare indennità.

#RECENSIONE // Zelati – Supercattive

Paolo Zelati
Supercattive. Le donne più cattive di tutti i tempi
Curioso libriccino su quelle che vengono definite come “le donne più cattive di tutti i tempi”.
Il titolo “Supercattive” fa, però, sorridere evocando qualche cartone animato per bambini ed è forse per questo motivo che viene relegato nella prima pagina, scopribile solo aprendo il libro. Ma fan sorridere, anche gli pseudonimi dati a queste donne: “Nonna morte”, “l’Uomo Nero al femminile”, “la peggior madre del mondo”, “la bambina demoniaca”.
Nonostante la non incoraggiante accoppiata copertina e quarta di copertina (che contiene tutti i terribili soprannomi delle donne), mi son avventurato nella lettura del libro.
Devo dire che, fatto salvo delle efferate criminali novecentesche, delle quali si presuppone l’esattezza e la fondatezza delle colpe e degli altri, per molte altre donne si riportano fenomeni vecchi di secoli, se non millenni ( ad esempio Messalina) e l’assenza più totale di note o di una bibliografia conclusiva fa assumere alle varie schede un’aurea di leggenda, un’aurea mitica, di un qualcosa di malvagio perso nella notte dei tempi.
Nell’insieme penso che questo è un libriccino che può far comodo se si è a corto di idee  da regalo, può essere un qualcosa di ironico e divertente, o se si vuole raccontare qualche storiella fuori dall’ordinario agli amici. Da lì in là basta, l’inutilità fatta libro. 

GIUDIZIO:

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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Paolo Zelati
TITOLO: Supercattive. Le donne più cattive di tutti i tempi
CASA EDITRICE: Liberante editore
N° PAGINE: 111
ANNO DI EDIZIONE: 2010

San Paolo e le donne

Parlando con mia sorella durante il pranzo, mi son venuti in mente alcuni passi biblici che mi son preso la briga di cercare. Sono i passi delle lettere di San Paolo ai Corinzi e a Timoteo, dove descrive i comportamenti e gli abbigliamenti delle donne. Sono interessanti le analogie con passi coranici citati più e più volte nei talk show più comuni (es. il Parlamento o qualche programma della Finivest o “padano”) come prova della più assoluta discriminazione verso le donne dei musulmani… anche se poi, le reti commerciali italiane (sempre quelle tre) per far man bassa di ascolti svestono all’inverosimile le donne che vanno in diretta (o replica).
1Corinzi 11,2-15

2 Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3 Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5 Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. 6 Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7 L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. 8 E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; 9 né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. 10 Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. 11 Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; 12 come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13 Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? 14 Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, 15 mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo.

1Timoteo 2,8-15

8 Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese.
9 Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d’oro, di perle o di vesti sontuose, 10 ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.
11 La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12 Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13 Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14 e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. 15 Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.

Per correttezza informativa, in molti altri passi delle varie o presunte lettere di San Paolo, l’apostolo più di una volta mette sullo stesso piano uomo e donna, marito e moglie. Resta comunque la forza di queste parole che per secoli hanno limitato i comportamenti femminili.