Insorgenze e Rivoluzione

“La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre. 
Le risposi che i Giacobini avevano ragione e che, 
Terrore o no la Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta”
 
Non mi è mai piaciuta, mai digerita. La Rivoluzione francese proprio no!
L’ho sempre schernita, ridotta nei suoi meriti, ampliato i suoi limiti: una repulsione a pelle. Poi col passare degli anni di studio, l’aumento dei libri letti e la sedimentazione delle informazioni in essi contenute, ho incominciato a rivedere questo mio non-rapporto con la Révolution.
 
Sia chiaro, non mi piace tutt’ora e credo che ci metterà anni a piacermi, se mai mi piacerà: d’altronde è francese e io ho un po’ di repulsione per le cose d’oltralpe ( patriottismo da stadio o da vallata – dove un lato è meglio dell’altro). L’ho però rivalutato e ripensata, abbandonando buona parte dei miei pregiudizi e riserve iniziali ( la conoscenza porta a questo, ad aprire la mente a nuove esperienze).
 
In questa mia operazione culturale interiore grande merito l’ha sicuramente la pubblicistica revisionista, in questo frangente quella insorgimentale ( cioè che tratta delle insorgenze, quel grazioso fenomeno reazionario che vide qua in Trentino Alto Adige in azione il celebre Andreas Hofer).
 
Riflettendo per conto mio e leggendo qua e la questa pubblicistica, ho notato che i principi cardine su cui si basa il nostro convivere attuale, i principi su cui si basano le nostre democrazie provengono da quel periodo li: sono le nostre radici.
Liberté, fraternité, égalité principi a volte astratti, ma fondamentali per il nostro vivere civile.
Questi furono il motto della Rivoluzione. Certo furono applicati male e parzialmente ( vedi il Terrore), ma almeno furono enunciati e messi a bandiera dell’uomo libero, che si fa da se; e come un benefico vento si diffusero in tutt’Europa grazie all’esperienza napoleonica.
 
Ora, tutta questa celebrazione dei fenomeni insorgimentali ( oltre ad Hofer, è famosissima la Vandea) non fa altro che esaltare il periodo pre-rivoluzionario ( l’ancient regime) negando il post-Rivoluzione con tutte le sue lente ma immense conquiste civili; glorificando e mitizzando un mondo castale, chiuso, con i pochi che dominano sui molti. Molti poi con la mente ottenebrata da un imperante religione che impediva all’individuo la propria autodeterminazione.
 
Questa è una spregevole operazione culturale verso la quale bisogna sempre essere guardinghi e combattere per salvaguardare il nostro mondo: non sarà perfetto, ma è molto meglio di quello in cui cercano di riportarci.

Pensieri sparsi – La Storia prima di tutto

Alle volte penso che sarebbe necessario cancellare la Storia, “distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie” come provocatoriamente urlava Marinetti nel suo Manifesto parigino del febbraio 1909. Affermo questo a cuor pesante, con riflessione. Non è una frase gettata li su due piedi, tanto per…

Ogni giorno assisto su giornali, platee pubbliche, comizi ad una continua falsificazione, leggendarizzazione o mistificazione dei fatti storici ad uso e consumo politico. Studio storia, non per diletto, ma per passione profonda e scopo futuro, ma non mi è mai sembrato, di aver visto nel passato, una tale frequenza in comportamenti simili. Erano più manipolazioni involontarie, frutto di una scarsa conoscenza dell’argomento e di una più totale mancanza di fonti e di critica storica. Certo, c’erano le falsificazioni volontarie, ma credo che erano minori. Ora, dallo scorso secolo, la politica, certa cultura è falsare il passato. Con atti incredibilmente sconcertati. Cito come esempi la leggenda padana attorno ad Alberto da Giussano, la comica vicenda sull’Inno al Trentino, il revisionismo storico (quello nazi-fascista, quello comunista, quello cattolico e quello ateo, ecc ecc), ma la lista potrebbe continuare per righe e righe in questo testo.
Basta scrivere teorie strampalate, mettere qua e là citazioni colte (modificate ad hoc), inserire pezzi di finti, o comunque della stessa risma, libri, evocare l’immaginario di cancellazioni politiche del passato, cacciar li la frase “i poteri occulti”, con il popolo abbocca.
Ma scusate, voi che credete a queste cose, come fate a credere che metà dei Comuni e Signori lombardi e veneti ( e, scoperto poco giorni fa, anche i signori della bassa Vallagarina – da Besenello in giù-) si erano ribellati per motivazioni nazional-padane, quando un giorno si e uno anche si scannavano fra loro, l’altra metà dei Comuni e Signori rimaneva con l’Imperatore, e il motivo principe dell’insurrezione era il diritto di battere moneta, che da che mondo e mondo appartiene al detentore di potere (non è forse reato in Italia battere moneta? Non la può emettere solo la Zecca?).
Oppure, la tanto decantata libertà trentina sotto l’Austria. Altra vaccata colossale. A parte che, già il termine “welsch” dovrebbe far rizzare le orecchie a tutti noi, visto che etimologicamente sta per “straniero”, “diverso” (ma in senso dispregiativo, un po’ il nostro “terrone“). Ma basta leggersi un libro di storia regionale (serio) per leggere di giornali italiani chiusi, associazioni italiane chiuse (la Sat per esempio, oppure le associazioni di ginnastica – quelle italiane ovviamente, quelle tedesche che esaltavano il mito tedesco [in uno stato multietnico, precisiamo] rimanevano tranquillamente aperte), per sapere che il Trentino, religiosamente parlando (visto che era molto importante visto la presenza di un Principe-vescovo) sottostava ad Aquileia; e potrei continuare ancora di esempi regionali. Non mi fermo sui revisionisti perché affermare che ad Auschwitz gli ebrei stavano bene, come in villeggiatura, al massimo morivano di tifo, oppure affermare che il culto della personalità di Stalin è un’invenzione trockzista/capitalista. Per non parlare di chi nega le colpe dell’Inquisizione o chi accolla alla Chiesa tutti i mali del mondo. Robe assurde, stupide, illogiche.

Forse è per questo che ho detto “cancelliamo la Storia”. Si eviterebbero tutti queste falsificazioni che portano ad odii, violenze, guerre. Ma forse, è proprio questo quello che dovrebbe darci la spinta alla ricerca della verità: una verità non assoluta, ma in mutamento, perché in mutamento è la ricerca storica. Nuove fonti ogni giorno vengono alla luce e sempre più vicini al passato si può tentare di arrivare; ma dove non si può arrivare lasciamo che siano gli specialisti a dire, non quattro amanti delle osterie.