Lorenzo Baratter
L’Autonomia spiegata ai miei figli
Premessa:
La ragione che mi ha spinto a leggere questo saggio è sostanzialmente politica.
Se c’è una cosa che proprio non digerisco è lo sfruttamento della Storia per meri fini politici: la riscrittura dei fatti o il metterne in evidenza solo alcuni nascondendone altri. E’ una cosa delle gravi conseguenze sociali, visto che il continuo martellamento mediatico di determinati messaggi può portare a cambiamenti di idee e delle identità con pericolose conseguenze: Hitler e il suo esempio devono rimanere come monito al riguardo!
Per cui, sapendo la vicinanza politica di Baratter a certi ambienti trentini ( il suo libro Storia dell’Asar è stato più e più volte presentato in compagnia del Patt), ho preso in mano L’Autonomia spiegata ai miei figli, più per il contenuto politico che questo potrebbe avere che per un reale interesse. Ma, come penso, bisogna pur sempre leggere i libri per poterne criticare il contenuto; criticare così, a spanne, solo in base a supposizioni non fa che creare un danno alla cultura. Anche perché può sempre accadere di rimanere sorpresi dal contenuto del testo e rivedere le proprie opinioni al riguardo, cosa che mi è capitata leggendo Terzani ed è quello che spero ogni volta che prendo in mano un libro di un autore, saggista e non, del quale diffido: la speranza di trovare un contenuto che mi sorprenda in positivo scacciando i pregiudizi.
Fatta questa premessa, che ritengo doverosa, posso iniziare con il commento al libro.
Recensione:
Sinceramente son rimasto sorpreso, in negativo, da questo libro, malgrado i pregiudizi sopra detti.
Fin dalle prime pagine (purtroppo sarebbe più corretto dire, dalla prima pagina!) emergono semplificazioni che tracimano in inesattezze. Apprezzo moltissimo l’idea di ricalcare Ben Jelloun e il suo bellissimo Il razzismo spiegato a mia figlia, ma lo scrittore marocchino non è mai superficiale nello scrivere, eppure il suo tema è molto più profondo e complicato da spiegare: il razzismo è più complicato dell’autonomia.
E, se il razzismo è un tema anche etico, oltre che politico, con l’autonomia tocchiamo prettamente temi politici: semplificare non fa che soffiare sul fuoco della disinformazione e spingere verso predeterminati lidi politici.
Il succo del libello è un percorso millenario del Trentino (identificato sempre come corpo unitario, ignorandone le singolarità e peculiarità dei vari luoghi) sempre avvolto dalla coperta aurea dell’autonomia; autonomia dipinta come affermazione delle libertà e della democrazia delle comunità medievali della provincia. Non si capisce bene la commistione libertà e democrazia in Carte che regolamentavano l’uso dei boschi e dei pascoli. Non si capisce neanche perché continua ad aleggiare nelle pagine l’idea di una storia del Trentino dove tutti si volevano bene, dove tutti aiutavano gli altri in nome dei principi cristiani, dove le scelte erano condivise sia dal popolo sia dai centri dominanti. Periodo idilliaco di pace e tranquillità che termina con la Prima guerra mondiale, guarda caso scatenata dall’Italia tramite un tradimento (il famoso tradimento dei patti della Triplice Alleanza, un palese falso storico perché fu l’Austria Ungheria per prima nel 1908-1909 in Bosnia a non rispettarli).
Ma da un culture della storia simili semplificazioni non si possono accettare, non si possono accettare da nessuno ad essere sinceri. I centri dominanti in Trentino erano molteplici (non c’era solo il Principe Vescovo) e questi non riconoscevano ma concedevano (facevano calare dall’alto per intenderci). I sani principi cristiani tanto esaltati come esempio di bontà e nobiltà d’animo, sono quelli che fecero stragi di ebrei ( il processo a seguito del ritrovamento del cadavere del Simonino), fecero bruciare donne come streghe fino al 1700 e che nel 1800 inoltrato obbligarono a trasferirsi una comunità protestante dalle montagne tirolesi.
Ma la stessa pretesa di “secoli di pace e di convivenza tra culture diverse” (p. 21) è ridicola, mistificatrice, dichiarazione totale di ignoranza voluta degli eventi di storia locale. Ho scritto voluta perché nel libro viene ovviamente richiamata la figura di Alcide De Gasperi, il grande statista trentino, più e più volte citato dai politici nostrani, indicato quasi come il Padre dell’autonomia. Bene De Gasperi è l’emblema di una non convivenza e di una non pace: egli stesso fini in carcere a seguito a degli scontri ad Innsbruck, quando, quelli che secondo l’autore ci volevano bene e ci rispettavano come italiani, non volevano concederci né un’università italiana né dei semplici corsi in lingua italiana.
E nel libro la trattazione continua con queste inesattezze. Fenomeni culturalmente e politicamente importanti, come il liberismo trentino ottocentesco, viene solo accennato; per non parlare della semplicità e velocità con il quale vengono trattati temi importanti del secondo dopoguerra come il terrorismo altoatesino (eh, se si vuole dipingere l’idea di un territorio della pace non si può dire che si mettevano bombe e si uccideva) o lo scontro Trento – Bolzano (i trentini amavano così tanto i sudtirolesi che tentarono in tutti i modi di allontanarli dalla gestione del potere, denotando un latente e lungo e rancore o anche uno squallido attaccamento alla poltrona).
Potrei continuare a lungo così, gli esempi di semplificazione in questo libro abbondano. C’è quasi da chiedersi il senso di perdere quasi dieci pagine a copiare lo statuto d’autonomia per spiegare le competenze e i ruoli della Provincia: quelle pagine si potevano impiegare per spiegare meglio i continui concetti mal espressi.
Per concludere, tutte queste cose danno l’idea di un libro scritto più sui sentito dire e sui luoghi comuni, che un libro scritto da uno storico abituato ad adoperare fonti di vario tipo (cosa che Baratter sa fare bene, nella sua Storia dell’Asar l’apparato bibliografico è notevole).Ripensando poi alla dedica del titolo, ai miei figli, insomma, se io dovessi spiegare una cosa a mio figlio cercherei di spiegarla nel modo più completo possibile, non in maniera lacunosa e incompleta.
GIUDIZIO:
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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Lorenzo Baratter
TITOLO: L’Autonomia spiegata ai miei figli
CASA EDITRICE: Egon
N° PAGINE: 78
ANNO DI EDIZIONE: 2011