#RECENSIONE // Wu Ming – Altai

Wu Ming
ALTAI
Dopo aver divorato Q in pochissimi giorni, con un famelico furore librario mi son fiondato su quello che ne è ( o dovrebbe) il sequel, cioè Altai
Ho scritto dovrebbe perché Altai segue sì temporalmente Q, ma il mitico protagonista di quest’ultimo, il riformista, il rivoluzionario Senza Nome (qui chiamato Ismael), non è che una semplice, ma comunque incisiva, comparsa.
AltaiLa storia prende piede laddove si era interrotta: da Venezia si viaggia verso l’Oriente, verso l’Impero Ottomano.
Il protagonista, tal Emanuele de Zante, è un ebreo veneziano che ha sempre celato all’autorità la sua origine religiosa/etnica. Smascherato e incolpato di un attentato (come ebreo è inaffidabile e infedele allo Stato) è costretto alla fuga. Giunge così alla corte dei Nasi/Miquez, marrani portoghesi, incontrati alla fine di Q proprio come ultimi alleati e protettori di Ismael, ma costretti alla fuga ad Istanbul. Anche in Altai questa nobile e ricca famiglia svolge il compito di protettrice del personaggio, anche se i suoi componenti saranno molto più coinvolti nella trama e nel destino stesso del de Zante.
Ormai son passati gli anni di fuoco nell’Europa e con la Pace di Augusta del 1555 e l’abdicazione di Carlo V dell’anno successivo le vicende del libro non hanno più come punto focale i sanguinosi contrasti religiosi nella vecchia Europa. Le vicende ormai scorrono su un piano eminentemente politico, con la religione lasciata lì, sospesa sullo sfondo impalpabile. Sfondo dal quale entra a sprazzi nella trama: i rapporti degli ebrei con le altre confessioni (non più solo i cristiani – cattolici o riformati – ma anche i musulmani), i pregiudizi degli altri monoteismi verso gli ebrei e, infine, la battaglia di Lepanto (1571).
Devo ammettere che la troppa foga mi ha rovinato il libro. Come sempre accade, se l’opera prima coinvolge troppo, il primo impatto con il/i sequel è spesso una delusione. E anche in questo caso le aspettative erano troppo alte. Ovviamente, mettendolo da parte e riprendendolo dopo qualche tempo, la lettura ne ha tratto vantaggio e ho potuto assaporarlo meglio.
Però, questo libro non ha quello sfondo, quell’aria di persisente rivoluzione, quel desiderio di rinnovamento che anima lo svolgersi dei fatti. È semplicemente un romanzo storico che snocciola elementi e fatti del passato, su tutti la Guerra per Cipro tra Veneziani e Ottomani con il poderoso assedio di Famagosta e la già citata Battaglia di Lepanto.
Trattandosi di fatti si sa già dove porteranno, i Wu Ming non modificano la storia per un piacere letterario; in questo modo non danno più lo spazio alle illusioni delle riforme, dell’idee di Q e questo lo si nota soprattutto nelle pagine dove compare Senza Nome, ormai vecchio e disilluso dal mondo, che vuole andare sempre più ad est, lontano dalle proprie origini, dalla profondità dell’Europa teutonica, ma anche lontano da quel mondo che l’ha adottato, seppur per pochi anni.
In conclusione, perché leggere Altai se non ha quella stessa carica emozionale di Q? Bé, perché è comunque la chiusura del cerchio iniziato con lo stesso Q e in questo modo l’animo del lettore scopre le ultime vicissitudine dell’eroe del primo romanzo a cui tanto si era legato; oltretutto Altai va a concludere un periodo storico come le guerre di religione europee proiettando la lunga ombra della decadenza ottomana nel Mediterraneo e i nuovi rapporti tra ebrei e resto delle confessioni, fattori da li in poi sempre più importanti, sopratutto i secondi. Infine, ritengo come validissimi motivi per leggere Altai i commenti dei recensori del Giornale e di Libero, che ne sconsigliano la lettura bollandolo come comunista.
Last but not least, anche Altai lo si trova in da scaricare dal sito ufficiale dei Wu Ming, assieme a tutte le altre loro pubblicazioni, cosa invitante sulla quale altri autori dovrebbero prendere spunto: una rapida lettura via rete per capire se realmente il libro interessa e poi, se veramente colpiti, l’acquisto del più comodo cartaceo, evitando spese inutili.

GIUDIZIO:
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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO AUTORE: Wu Ming
TITOLO:  Altai
CASA EDITRICE: Einaudi
N° PAGINE: pagine
ANNO DI EDIZIONE: 2009

#RECENSIONE // Luther Blissett – Q

Luther Blissett

Q


Trama –  La storia narrata nel romanzo è quella dell’Europa travagliata e insanguinata dalle guerre di religione e scossa dai violenti tremiti di nuove idee e nuove dottrine. Seguire le vicissitudini di un protagonista senza nome (di cui si sapranno solo i vari pseudonimi utilizzati), e del suo antagonista Q (abbreviazione di Qoelet o Ecclesiaste, uno dei libri che compongono la Torah e l’Antico Testamento) è il pretesto per seguire dall’interno gli sviluppi del Cinquecento europeo.  Notevole è infatti l’ambientazione europea del romanzo, che riesce a mostrare l’intreccio degli avvenimenti sparsi in giro per il Vecchio mondo.
L’arco di tempo in cui si svolgono i fatti di Q sono quelli che vanno dalla pubblicazione tesi di Lutero fino alla sostanziale sconfitta delle idee riformatrici in seno alla Chiesa cattolica. Nel mezzo si passa per Tomas Münzter e la Guerra dei Contadini, i deliri degli anabattisti di Münster, l’Olanda e il mondo mercantile, il ritorno degli anabattisti e il contagio italiano, il circolo del cardinale Pole e la diffusione del programmatico Beneficio di Christo (qui un compendio dell’opera).
Dal punto di vista storico, visto che narra fatti storici, è un libro ben curato; eventi, date, personaggi, situazioni, nulla è lasciato al caso. Anche il protagonista, che si inserisce  bene nel contesto storico, è ben curato. Quasi stesso discorso anche per l’antagonista; quasi perché in alcuni punti mi sembrava di ritrovarmi in una spy-story forse troppo anacronistica per un romanzo ambientato nel ’500.
Questo rigore nel descrivere e raccontare sembra però scemare con l’avanzare del racconto stesso. Più scorrono le pagine, più sembra che il protagonista e i suoi compagni compiono “azioni rivoluzionarie” più per il piacere di farle, per creare confusione o quasi per un qualche sentimento rivoluzionario alla “novecento” che per un vero e proprio sentimento religioso.
Si può certamente comprendere la disillusione di un fervente riformista che vede spegnersi sul più bello i propri sogni di rinnovamento spirituale e quindi sociale, ma trasformare questo personaggio in un rivoluzionario che ambisce solo al rinnovamento sociale, un rinnovamento quasi ateo, mi pare azzardato e anacronistico.

Autore – Una cosa estremamente interessante e che mi è piaciuta, è che il libro è stato scritto da un collettivo di autori. All’epoca dell’uscita del romanzo questo gruppo aveva il nome di Luther Blissett (che trae origine dal mitico pippone comprato dal Milan nel 1985), mantenuto fino al 200 per essere cambiato in Wu Ming ( “Senza nome” in cinese mandarino), nome che il collettivo conserva tutt’ora. Inoltre, sotto questa dicitura è uscito, nel 2009,  Altai, il seguito di Q.

Distribuzione – Già la distribuzione, cioè la politica dei diritti che gli autori hanno voluto adottare con questa pubblicazione e tutte le altre. La scelta del collettivo è di rendere libero i loro libri. Anche se acquistabili come qualsiasi altro lavoro letterario ( l’edizione di Q dell’Einaudi è tutto sommato buona, a livello di presentazione), i libri sono scaricabili gratuitamente dal loro sito internet  in più formati e in più lingue. Insomma, come recita la frase nelle prime pagine dei libri e sul loro sito, “se ne consente la riproduzione, diffusione, esposizione al pubblico e rappresentazione, purché non a fini commerciali o di lucro, e a condizione che siano citati l’autore e il contesto di provenienza. E’ consentito trarre opere derivate, per le quali varranno le condizioni di cui sopra”.

Conclusione – Tirando le somme, Q è un libro che invito caldamente a leggere, per lo stile ma sopratutto per i contenuti. E’ un libro che può far appassionare a un periodo storico controverso ma ricco di stimoli, curiosità e di fascino. Lutero, le lotte dei contadini, lo sviluppo di nuove concezioni della religiosità, la diffusione dei concetti moderni come la tolleranza, l’incontro con gli altri uomini, gli indios americani. Questo romanzo può far crescere il desiderio di saperne di più e di avvicinare l’utenza a indagare maggiormente quel periodo storico, scoprendo il piacere del passato. Cosa non da poco, in un epoca dove la storia non è che un semplice gettone politico da spendere per elezioni o accumulare consenso veicolando messaggi totalmente errati creando miti e narrazioni collettive che mettono in rischio intere fasce della società ( per esempio l’idea della Padania o ancora lo sdoganamento di alcune – in realtà, e purtroppo,  molte – idee revisioniste, ma anche, in Trentino, i continui richiami ad una mitica età dell’oro austriaca-tirolese).

GIUDIZIO:
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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Luther Blisset
TITOLO:  Q
CASA EDITRICE: Einaudi
N° PAGINE: 677
ANNO DI EDIZIONE: 2008