#RECENSIONE // Ginzburg – Il formaggio e i vermi

Carlo Ginzburg
Il formaggio e i vermi.
Il cosmo di un mugnaio del ‘500
 Il formaggio e i vermi

Il testo si presenta subito con un titolo ad effetto e di poco aiuto nel capirne il contenuto (Il formaggio e i vermi), visto che poi si tratta di un saggio storico. Nemmeno il sottotitolo, Il cosmo di un mugnaio del ‘500, viene incontro al povero lettore.
Di primo acchito sembra quasi una di quelle tante pubblicazioni new age che trattano di astri (il cosmo), misteri e misticismi del passato (‘500). Ma, mettendo ben a fuoco la copertina e spostando lo sguardo dal titolo, ci si accorge che è un libro Einaudi, roba seria insomma: non può trattarsi di un libro – spazzatura (con tutto il rispetto che si può avere per il new age e la sua letteratura). 
A dispetto del fantasioso titolo l’opera è diventata ben presto un best-seller tra i lavori storiografici; stampato e ristampato, pubblicato in più lingue. Carlo Ginzburg, l’autore, ha dato internazionale attenzione ad una nuova corrente di studi storici che nasceva in quel periodo in Italia, corrente che prese il nome di Microstoria. Uno dei punti cardine di questa nuova scuola è lo studio di un caso particolare per comprendere fenomeni di più lunga portata, trasformando gli storici in cercatori di tartufi, secondo la fortunata espressione di Le Roy Ladurie. Come disse ancora lo storico francese, studiare l’oceano attraverso una goccia d’acqua; non va quindi confusa la microstoria con gli studi e le ricerche limitate alla storia locale.

#RECENSIONE // Luther Blissett – Q

Luther Blissett

Q


Trama –  La storia narrata nel romanzo è quella dell’Europa travagliata e insanguinata dalle guerre di religione e scossa dai violenti tremiti di nuove idee e nuove dottrine. Seguire le vicissitudini di un protagonista senza nome (di cui si sapranno solo i vari pseudonimi utilizzati), e del suo antagonista Q (abbreviazione di Qoelet o Ecclesiaste, uno dei libri che compongono la Torah e l’Antico Testamento) è il pretesto per seguire dall’interno gli sviluppi del Cinquecento europeo.  Notevole è infatti l’ambientazione europea del romanzo, che riesce a mostrare l’intreccio degli avvenimenti sparsi in giro per il Vecchio mondo.
L’arco di tempo in cui si svolgono i fatti di Q sono quelli che vanno dalla pubblicazione tesi di Lutero fino alla sostanziale sconfitta delle idee riformatrici in seno alla Chiesa cattolica. Nel mezzo si passa per Tomas Münzter e la Guerra dei Contadini, i deliri degli anabattisti di Münster, l’Olanda e il mondo mercantile, il ritorno degli anabattisti e il contagio italiano, il circolo del cardinale Pole e la diffusione del programmatico Beneficio di Christo (qui un compendio dell’opera).
Dal punto di vista storico, visto che narra fatti storici, è un libro ben curato; eventi, date, personaggi, situazioni, nulla è lasciato al caso. Anche il protagonista, che si inserisce  bene nel contesto storico, è ben curato. Quasi stesso discorso anche per l’antagonista; quasi perché in alcuni punti mi sembrava di ritrovarmi in una spy-story forse troppo anacronistica per un romanzo ambientato nel ’500.
Questo rigore nel descrivere e raccontare sembra però scemare con l’avanzare del racconto stesso. Più scorrono le pagine, più sembra che il protagonista e i suoi compagni compiono “azioni rivoluzionarie” più per il piacere di farle, per creare confusione o quasi per un qualche sentimento rivoluzionario alla “novecento” che per un vero e proprio sentimento religioso.
Si può certamente comprendere la disillusione di un fervente riformista che vede spegnersi sul più bello i propri sogni di rinnovamento spirituale e quindi sociale, ma trasformare questo personaggio in un rivoluzionario che ambisce solo al rinnovamento sociale, un rinnovamento quasi ateo, mi pare azzardato e anacronistico.

Autore – Una cosa estremamente interessante e che mi è piaciuta, è che il libro è stato scritto da un collettivo di autori. All’epoca dell’uscita del romanzo questo gruppo aveva il nome di Luther Blissett (che trae origine dal mitico pippone comprato dal Milan nel 1985), mantenuto fino al 200 per essere cambiato in Wu Ming ( “Senza nome” in cinese mandarino), nome che il collettivo conserva tutt’ora. Inoltre, sotto questa dicitura è uscito, nel 2009,  Altai, il seguito di Q.

Distribuzione – Già la distribuzione, cioè la politica dei diritti che gli autori hanno voluto adottare con questa pubblicazione e tutte le altre. La scelta del collettivo è di rendere libero i loro libri. Anche se acquistabili come qualsiasi altro lavoro letterario ( l’edizione di Q dell’Einaudi è tutto sommato buona, a livello di presentazione), i libri sono scaricabili gratuitamente dal loro sito internet  in più formati e in più lingue. Insomma, come recita la frase nelle prime pagine dei libri e sul loro sito, “se ne consente la riproduzione, diffusione, esposizione al pubblico e rappresentazione, purché non a fini commerciali o di lucro, e a condizione che siano citati l’autore e il contesto di provenienza. E’ consentito trarre opere derivate, per le quali varranno le condizioni di cui sopra”.

Conclusione – Tirando le somme, Q è un libro che invito caldamente a leggere, per lo stile ma sopratutto per i contenuti. E’ un libro che può far appassionare a un periodo storico controverso ma ricco di stimoli, curiosità e di fascino. Lutero, le lotte dei contadini, lo sviluppo di nuove concezioni della religiosità, la diffusione dei concetti moderni come la tolleranza, l’incontro con gli altri uomini, gli indios americani. Questo romanzo può far crescere il desiderio di saperne di più e di avvicinare l’utenza a indagare maggiormente quel periodo storico, scoprendo il piacere del passato. Cosa non da poco, in un epoca dove la storia non è che un semplice gettone politico da spendere per elezioni o accumulare consenso veicolando messaggi totalmente errati creando miti e narrazioni collettive che mettono in rischio intere fasce della società ( per esempio l’idea della Padania o ancora lo sdoganamento di alcune – in realtà, e purtroppo,  molte – idee revisioniste, ma anche, in Trentino, i continui richiami ad una mitica età dell’oro austriaca-tirolese).

GIUDIZIO:
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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Luther Blisset
TITOLO:  Q
CASA EDITRICE: Einaudi
N° PAGINE: 677
ANNO DI EDIZIONE: 2008

Sentenza della condanna di Michele Serveto

Michele Serveto

“La sentenza pronunciata contro Michel Servet de Villeneufve, del Regno d’Aragona in Spagna, il quale circa ventitré o ventiquattro anni fa fece stampare un libro a Hagenau in Germania contro la Santa Trinità, contenente molte e grandi bestemmie per lo scandalo di quelle chiese di Germania; libro che egli spontaneamente confessa di aver fatto stampare, nonostante le rimostranze fattegli dai sapienti ed evangelici dottori tedeschi. A causa di ciò egli è fuggito dalla Germania. Tuttavia ha perseverato nei suoi errori e, per meglio spandere il veleno della sua eresia, ha fatto stampare di nascosto un libro a Vienne, nel Delfinato, pieno di queste eresie e di orribili ed esecrabili bestemmie contro la Santa Trinità, contro il Figlio di Dio, contro il battesimo dei bambini e contro i fondamenti della religione cristiana. Egli confessa che in questo libro ha chiamato coloro che credono nella Trinità Trinitari e atei. Egli chiama la Trinità un mostro diabolico a tre teste. Egli bestemmia in modo detestabile contro il Figlio di Dio, dicendo che Gesù Cristo non è il Figlio di Dio dall’eternità. Egli dice che il battesimo infantile è un’invenzione del diavolo e una stregoneria.

Le sue esecrabili bestemmie sono uno scandalo contro la maestà di Dio, del Figlio di Dio e dello Spirito Santo. Questo comporta la morte e la rovina di molte anime. Inoltre ha scritto una lettera a uno dei nostri pastori nella quale, insieme con altre numerose bestemmie, ha dichiarato che la nostra santa religione evangelica è senza fede e senza Dio e che al posto di Dio abbiamo un Cerbero a tre teste. Egli confessa che a causa di quest’abominevole libro fu imprigionato a Vienne ma riuscì a fuggire con l’inganno. Egli è stato colà bruciato in effigie assieme a cinque balle di suoi libri. Nonostante sia stato imprigionato nella nostra città, egli persiste con malizia nei suoi detestabili errori e calunnia i veri cristiani e i seguaci fedeli dell’immacolata tradizione cristiana.

Per questi motivi noi Sindaci e magistrati delle cause penali di questa città, avendo assistito al processo fatto dinanzi a noi su istanza del nostro luogotenente contro di voi, “Míchel Servet de Villeneufve” del Regno di Aragona in Spagna, avendo assistito alle vostre volontarie e ripetute confessioni e visto i vostri libri, giudichiamo che voi, Serveto, abbiate per lungo tempo diffuso dottrine false e completamente eretiche, ignorando ogni rimostranza e correzione, e che abbiate con maliziosa e perversa ostinazione seminato e divulgato, persino con libri stampati, opinioni contro Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in una parola, contro i fondamenti della religione cristiana, e che abbiate cercato di provocare uno scisma e turbato la Chiesa di Dio, per la qual cosa molte anime potrebbero essersi rovinate e perdute, cosa orribile, sconvolgente, scandalosa e contaminante. E non avete provato né vergogna né orrore nel mettervi contro la Divina Maestà e la Santa Trinità e così avete cercato con ostinazione di corrompere il mondo con il vostro fetido veleno ereticale […]. Per queste e altre ragioni, desiderando purgare la Chiesa di Dio da tale corruzione e tagliar via l’arto guasto, essendoci consigliati con i nostri cittadini e avendo invocato ii nome di Dio per emettere un giusto verdetto [,..] avendo Dio e le Sacre Scritture davanti ai nostri occhi, parlando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi pronunciamo ora per iscritto la sentenza definitiva e condanniamo voi, Michele Serveto, a essere legato e condotto a Champel e là attaccato a un palo e bruciato con il vostro libro fino a che non siate ridotto in cenere. Così finirete i vostri giorni e sarete d’esempio a chi volesse commettere simili reati. (E diamo ordine al nostro luogotenente che la presente sentenza sopra di voi sia eseguita).”

tratta da Roland Bainton, Vita e Morte di Michele Serveto, Fazi, 2012, pp. 163-164

#RECENSIONE // Del Col – L’inquisizione in Italia

Andrea Del Col
L’Inquisizione in Italia dal XII al XXI secolo
“Nessuno si aspetta l’Inquisizione Spagnola!” (Monty Python)

Questa storia dell’Inquisizione condensa i più di 800 anni di storia di questo fenomeno religioso, in quasi altrettante pagine: quasi una pagina per anno! Un enorme lavoro di ricerca, analisi e sintesi.
Il risultato è magistrale. Va messa in preventivo, vista la mole del lavoro, la pesantezza in alcuni passaggi, data soprattutto dall’abbondanza di dati, percentuali e statistiche varie. Fatta eccezione di questo, il manuale si presta a letture anche meno puntuali e specialistiche; ha un taglio, in alcuni suoi tratti, divulgativo, per così dire. Per dirla con le parole dell’autore, “questo libro non è un manuale, ma una storia critica del controllo di dottrine e comportamenti religiosi devianti svolto in Italia dalle istituzioni a ciò preposte. Esso presenta […] i dati e le questioni più importanti, organizzati in un disegno sintetico, che è contemporaneamente cronologico e tematico” (p. 12).

Purtroppo però la mole cospicua del volume intimorisce anche il lettore più accanito: trovarsi tra le mani il classico “mattone” non facilità l’approccio al testo, visto oltretutto l’argomento complesso. A facilitare la lettura però è l’impostazione adottata; il lettore può così tranquillamente girovagare tra i capitoli e i paragrafi del libro, scegliendo quelli che più l’interessano, sfruttando questo testo come una sorta di dizionario inquisitoriale ed evitando una lettura integrale per rispettare l’esatta cronologia degli eventi.
Ecco quindi che i capitoli sui templari, Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, l’Inquisizione Spagnola, la stregoneria (solo per citarne alcuni) assumo una diversa luce, visto che son problemi affrontati in poche pagine e diventano alla portata di tutti.

Oltretutto l’inquisizione è argomento estremamente spinoso da affrontare, sopratutto in Italia, ma viene superato dal Del Col brillantemente, evitando gli ostacoli delle varie leggende, la “nera” (che vede nell’Inquisizione uno strumento assetato di sangue) e la “bianca” (che tende a tralasciare l’effettiva coercizione su idee e opinioni, e le conseguenti pene pecuniarie e corporali), dando al lettore, anche il più sprovveduto sull’argomento, una visione d’insieme chiara e storica del fenomeno “inquisizione” e tutto quello che ci girava attorno.

Giudizio:

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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE:Andrea Del Col
TITOLO: L’Inquisizione in Italia dal XII al XXI secolo
CASA EDITRICE: Mondadori
N° PAGINE: 963
ANNO DI EDIZIONE: 2006

#RECENSIONE // Bertezzolo – Padroni a Chiesa nostra

Paolo Bertezzolo
Padroni a Chiesa nostra.
Vent’anni di strategia religiosa della Lega Nord
Interessante saggio sul rapporto tra la Chiesa cattolica e la Lega Nord. Un rapporto nato in maniera conflittuale nella prima decade di vita del movimento bossiano.
La Chiesa di fronte ad un movimento così individualista, localista e xenofobo non poteva che opporsi frontalmente, anche in nome della dottrina sociale e dei rinnovamenti portati nemmeno vent’anni prima dal Concilio Vaticano II e dal pontificato di Paolo VI. Concilio per l’appunto mal visto sia dai “Cattolici Padani” (sottomovimento del partito, che ne riunisce tutti i credenti più tradizionalisti), movimento fin da subito vicino alla comunità lefevbriana (vedi più e più dichiarazioni di Borghezio) sia dalle gerarchie di partito, più di una volta scese in campo invocando “scismi protestanti” contro la “Roma ladrona religiosa” o dando il là al celtismo (il Dio Po e il rito dell’ampolla).
Così, sul finire degli anni ’90, il rapporto tra Chiesa e Lega è ormai verso la rottura più totale, ma è proprio nel momento di crisi massima, che si notano le prime avvisaglie di un avvicinamento, soprattutto da parte del piccolo clero locale.
Con gli anni 2000 poi, si assiste ad una sorta di alleanza in virtù di quei valori definiti non negoziabili come la difesa della vita, la lotta all’aborto e all’eutanasia, solo per far alcuni esempi. Il lato qui fondamentalista e fortemente tradizionalista/reazionario della Lega Nord fa comodo alle alte gerarchie ecclesiastiche che cercano appoggi politici su quei temi fortemente scottanti. Questa “Santa alleanza” trova però terreno di scontro nei temi riguardanti “il rapporto col prossimo”: l’accoglienza ai migranti, il diritto dei musulmani ad avere propri luoghi di culto (e non il riuso di stanze&stanzoni abbandonati); scontro che però vede sempre meno voci all’interno della Chiesa mentre sempre più sono quelle che seguono la via del compromesso per ottenere l’appoggio sui “valori non negoziabili”.
Il futuro dei rapporti tra le due forze nascerà quindi nella risoluzione di questa ventennale tensione, tutta ecclesiastica, tra l’ala conciliarsista, più moderna e sociale, e l’ala più tradizionalista, anticonciliarista, che sfocia nel fondamentalismo; tra un’ala che legge e cerca di applicare il Vangelo ed un’ala che il Vangelo lo usa come un mattone per alzare un muro.

C’è da sperare che vinca la prima.

GIUDIZIO:

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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Paolo Bertezzolo
TITOLO: Padroni a Chiesa nostra. Vent’anni di strategia religiosa della Lega Nord
CASA EDITRICE: emi
N° PAGINE: 270
ANNO DI EDIZIONE: 2011

#RECENSIONE // Luzzatto – Il crocifisso di Stato

Sergio Luzzatto
Il crocifisso di Stato
“Senza il crocifisso sul muro, dicono, l’Italia non sarebbe più la stessa. Lo dicono tanti cattolici, ma anche tanti laici. Io penso che gli uni e gli altri abbiano ragione. Senza il crocifisso negli edifici statali l’Italia non sarebbe più la stessa: sarebbe più giusta, più seria, migliore.”
(S. Luzzatto, Il crocifisso di Stato, copertina)

Questo libro è un attacco duro, una presa di posizione netta e ben delineata già dal frontespizio, sopra riportato. Già si capisce dove l’autore andrà a parare nel suo scritto. Ma è la stessa forte e netta presa di posizione a spingere a prendere in mano e a leggere il breve saggio dello storico torinese: è l’interesse e la curiosità del capire e, magari, comprendere la sua posizione su un tema così importante.

La trattazione è veloce e pungente, ma, allo stesso tempo, mai troppo densa; notevole pregio visto che il fin troppo delicato argomento è trattato in poco più di un centinaio di pagine.

Il saggio, prendendo spunto da due vicende occorse ad una coppia piemontese inseguito all’approvazione del Concordato fra Stato e Chiesa nel 1984 e la loro conseguente richiesta di togliere il crocifisso dai muri degli edifici pubblici, arriva ai giorni nostri, con puntuali intervalli storici, atti ad arricchire di esempi e di esperienze l’argomento del libro (d’altronde Luzzatto è uno storico e cerca, quindi, di argomentare sfruttando a fondo il proprio campo di lavoro).

La tesi di fondo, che viene ripetuta più volte (e che mi trova più che concorde) è la contrarietà “all’idea che non soltanto l’identità italiana sia stata plasmata dalla presenza spirituale e istituzionale di Santa Romana Chiesa, ma che tale identità abbia un quid [che n.d.s.] di fisso, di immobile, e di tanto più degno in quanto fisso e in quanto immobile” (p. 47).
Ne nasce così un discorso volto a mettere in luce, a svelare, il credulismo italico sempre pronto a rivolgersi a questo o a quell’altro santo, sempre pronto ad inginocchiarsi dinnanzi a quella o a quell’altra reliquia. Credulismo che fa del crocifisso un simbolo identitario, ma che del crocifisso ignora significati e valenze morali-religiose. Credulismo che vede nel crocifisso una clamorosa occasione per scatenare una colossale offensiva alla laicità, definita con lo sprezzante “laicismo”, lanciato lì a mo’ di sinonimo, quando i due termini non si equivalgono. Credulismo che arringa, in difesa del simbolo religioso, con argomentazioni da ‘500, da “Pace di Augusta” ( se la maggioranza è cristiana cattolica è giusto e doveroso che si esponga il crocifisso e che gli altri si adeguino; una versione riveduta del cuius regio, eius religio) oppure con bislacche argomentazioni teologiche (il crocifisso è il simbolo della sofferenza in qui tutti possono identificarsi, quando, tuttalpiù, è il simbolo della salvezza, della speranza, del rispetto altrui).

In conclusione, l’autore afferma che “c’è uno spazio pubblico che si apre a tutti, per il libero esercizio di attività individuali o di gruppo, e c’è uno spazio pubblico che appartiene a tutti, e che va gestito dalle istituzioni in rappresentanza della collettività” (p. 111).

Vorrei, infine, terminare questa recensione con le stesse, toccanti, parole adoperate dall’autore per concludere il proprio pamphlet, citando una frase di Amos Luzzatto: “Cosa metterei nelle aule delle scuole italiane? La doppia elica del Dna, l’unico simbolo del genere umano punto e basta. A prescindere dal coloro della pelle, dalla lingua, dalla religione, insomma da tutto quello che dovrebbe essere solo un particolare”. (p. 116)

GIUDIZIO:
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DATI TECNICI DEL TESTO RECENSITO
AUTORE: Sergio Luzzatto
TITOLO: Il crocifisso di Stato
CASA EDITRICE: Einaudi
N° PAGINE: 127
ANNO DI EDIZIONE: 2011

[Racconto] La novella dei Tre anelli – Boccaccio

Riporto qui un estratto da una novella del Decameron1di Boccaccio, la terza della prima giornata. Questo estratto parla del rapporto tra le religioni rivelate e fa riflettere su come i vari fedeli dovrebbero approcciarsi agli altri, indicando la via della tolleranza e del rispetto reciproco. Da notare che questa novella, assieme a tutto il libro, durante il periodo del Sant’Uffizio oltre ad esser stata messa all’Indice come portatrice di idee contro la religione e blasfeme2, fu riveduta e stampata in una versione “riformata”, con le novelle riscritte3(caso identico accadde al Canzoniere del Petrarca). Quali siano queste idee eretiche però non lo so. Le lascio a voi cercarle nell’estratto, sempre che esistano..
Melchisedech giudeo con una novella di tre anella cessa4un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.
[Domanda del Saladino a Melchisedech] «Valente uomo, io ho da più persone inteso che tu se’ savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti5; e per ciò io saprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana.»
[Risposta]«Signor mio, la quistione la qual voi mi fate è bella, e a volervene dire ciò che io ne sento mi vi convien dire una novelletta, qual voi udirete. Se io non erro6, io mi ricordo aver molte volte udito dire che un grande uomo e ricco fu già, il quale, intra l’altre gioie più care che nel suo tesoro avesse, era uno anello bellissimo e prezioso; al quale per lo suo valore e per la sua bellezza volendo fare onore e in perpetuo lasciarlo ne’ suoi discendenti, ordinò che colui de’ suoi figliuoli appo il quale, sì come lasciatogli da lui, fosse questo anello trovato, che colui s’intendesse essere il suo erede e dovesse da tutti gli altri esser come maggiore onorato e reverito. E colui al quale da costui fu lasciato tenne simigliante ordine ne’ suoi discendenti, e così fece come fatto avea il suo predecessore; e in brieve andò questo anello di mano in mano a molti successori, e ultimamente pervenne alle mani a uno il quale avea tre figliuoli belli e virtuosi e molto al padre loro obedienti, per la qual cosa tutti e tre parimente gli amava. E i giovani, li quali la consuetudine7dello anello sapevano, sì come vaghi ciascuno d’essere il più onorato tra’ suoi, ciascun per sé, come meglio sapeva, pregava il padre, il quale era già vecchio, che quando a morte venisse a lui quello anello lasciasse. Il valente uomo, che parimente tutti gli amava né sapeva esso medesimo eleggere a quale più tosto lasciar lo volesse, pensò, avendolo a ciascun promesso, di volergli tutti e tre sodisfare: e segretamente a un buon maestro8ne fece fare due altri, li quali sì furono simiglianti al primiero, che esso medesimo che fatti gli aveva fare appena conosceva qual si fosse il vero; e venendo a morte, segretamente diede il suo a ciascun de’ figliuoli. Li quali, dopo la morte del padre, volendo ciascuno la eredità e l’onore occupare9e l’uno negandola all’altro, in testimonanza di dover ciò ragionevolmente fare ciascuno produsse fuori il suo anello; e trovatisi gli anelli sì simili l’uno all’altro, che qual fosse il vero non si sapeva cognoscere, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede del padre, in pendente: e ancor pende10. E così vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio padre, delle quali la quistion proponeste: ciascun la sua eredità, la sua vera legge e i suoi comandamenti dirittamente11si crede avere e fare, ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione

1 Il testo e le note sono estratte da Giovanni Boccaccio, Vittore Branca (a cura di) Decameron, Einaudi, pp. 78-82.
2 Si puà riscontrare questa avversione al libro del Boccaccio e, in particolare, l’ereticità di questa novella nello splendido libro di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, alle pagine 58-59 e 170.
3 Proprio questa novella fu interamente riscritta, con un cambiamento del titolo e con la cancellazione della conclusione (la parte che nel testo ho evidenziato in grassetto).
4 allontana, scansa, evita.
5 sei molto addentro nella conoscenza di Dio.
6 se la memoria non mi inganna.
7 Cioè la tradizione familiare.
8 orafo.
9 accaparrarsi.
10 in dubbio: e ancora è incerta, non è risolta.
11 a buon diritto, onestamente, oppure per linea diretta; cioè come discesi direttamente da Dio.